Ma basterà non tacere?
- Francesca d'Alessandro Francesca Posenato
- 15 apr 2016
- Tempo di lettura: 3 min

Da qualche settimana vedo pubblicare su fb post nell’ambito di questo gruppo.
Ho cercato di capire che cosa fosse e di leggere qua e là i post delle donne che alimentavano questa pagina; ho trovato interventi trasversali, di mamme e di addetti ai lavori.
Un argomento forte quello degli “abusi ostetrici” e come spesso mi succede quando sono davanti a cose “forti” sto in ascolto; in ascolto di ciò che viene portato dalle altre persone e in ascolto di ciò che si muove in me.
Molte denunce di abusi, trattamenti invasivi e spesso non richiesti, molta rabbia e tanto dolore; “le madri hanno voce”.
Come professionista e blogger sul tema del femminile e della maternità mi sono chiesta se non dovessi parlarne, un tema così importante e di grande attualità e ho sentito il desiderio di confrontarmi con una amica e collega con la quale co-gestisco la pagina specificamente dedicata alla maternità We Love Moms, Francesca Posenato.
Cosa facciamo? Ne parliamo? In che termini?
Lunga telefonata, lungo confronto, un sentire simile ma con sfumature diverse e poi la decisione, parliamone insieme, con grande trasparenza, raccontando il nostro personale sentire ovvero condividendo con voi le nostre domande, le nostre perplessità.
Nel nostro ruolo di accompagnatrici di donne in gravidanza abbiamo imparato a non portare il nostro parere ma ad agevolare l’emersione di ciò che ogni donna sente giusto per sé; e anche qui, ponendoci e ponendovi delle domande speriamo di alimentare il confronto e la crescita di tutte coloro che avranno voglia di leggerci.
#bastatacere porta alla luce tante verità, ma sopratutto da voce ad ogni donna che desideri parlare del proprio disagio, del proprio dolore, ma ci chiediamo e vi chiediamo: perché riversare questo in un calderone di denunce? che effetto può produrre se non un alimentare il risentimento comune verso medici e ostetriche? e poi, può tutto questo alimentare ulteriormente la paura del parto?
e sopratutto, una volta fatta questa denuncia, e verificato che non si è state le sole ad aver subito determinati abusi…che si fa?
Crediamo sia molto importante fare informazione e che ogni donna sappia di poter scegliere, di poter chiedere, di poter dire no.
La gravidanza rappresenta per sua definizione un percorso ed un cambiamento. Poter rispettare le modalità di "quella donna" di "quella famiglia" dovrebbe essere alla base di una civiltà che si definisca tale. Purtroppo non è così.
In alcuni momenti storici, come questo ad esempio, sono necessari movimenti di rottura, movimenti che anche in maniera “brutale” portino ad un risveglio delle coscienze; ma ciò che pensiamo essere altrettanto importante è il dopo: dopo che succede? dopo, cosa si costruisce di nuovo? che nuovi strumenti si danno a queste donne ? come le si aiuta a gestire ciò che è accaduto loro? davvero basta solo la denuncia?
L’invito nostro personale è di non fermarsi allo sfogo, all’urlo, al dare voce appunto…perché in verità trovare un colpevole per le nostre sofferenze non le allevia davvero.
Quello su cui forse dovremmo riflettere non è solo l'abuso di potere da parte dei professionisti e delle strutture che si occupano di seguire la donna in gravidanza e accompagnarla nel parto.
Quello che auspichiamo emerga da questo movimento è che la donna ha il diritto/dovere di sapere, il diritto/dovere a ricevere le informazioni per poter giungere ad una scelta consapevole su ciò che desidera per lei ed il suo bambino.
L’auspicio è che questo movimento possa contribuire prima di tutto all’enpowerment di ogni donna e che ciascuna di noi sia portatrice di consapevolezza.
Perché solo in un mondo consapevole (e non arrabbiato) pensiamo possa avvenire una nascita rispettata.
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