DARE AL MONDO = VENIRE ALLA LUCE?
- Francesca d'Alessandro
- 29 dic 2015
- Tempo di lettura: 4 min

Estratto da "Maternità e Risveglio" di Francesca d'Alessandro
Da sempre pensando al titolo del libro di Verena Schimdt “Venire al mondo, dare alla luce” inciampo in questo parafrasi.
Questo titolo, riveduto e corretto dal mio inconscio, corrisponde esattamente al mio pensiero rispetto alla maternità e cioè che, nel mettere al mondo un figlio, si può (e sottolineo il “si può”) venire alla luce.
Quando parlo di venire alla luce intendo percorrere quella strada che passa attraverso le nostre paure, i nostri condizionamenti, le nostre ombre per arrivare ad un risveglio di coscienza, uno stato di consapevolezza; e “risvegliando la nostra consapevolezza ci assumiamo pienamente la responsabilità di ciò che stiamo vivendo”.
Sulla carta quindi la maternità sembrerebbe la condizione ideale per compiere questo viaggio: con la maternità ogni donna “apre il cuore e lo espone alla miseria, all’allegria e all’insicurezza, alle situazioni ancora da risolvere e da comprendere”.
Ma siamo davvero disposte a compierlo questo viaggio?
Sebbene la maternità sia questa grande opportunità di crescita e risveglio per ogni donna, esiste sempre il libero arbitrio, la possibilità di scelta, quella stessa possibilità di scelta che più o meno consapevolmente ogni donna pone in atto durante gravidanza parto e puerperio “incappando” nelle situazioni e negli incontri più diversi.
Lavorando tanto con i racconti di parto (momento importante per rielaborare ed integrare al meglio una esperienza così trasformativa nella vita di ogni donna) ho avuto modo di sentire i racconti di parto più diversi, alcuni all’insegna della tragedia altri quasi dell’estasi. Talvolta racconti così lontani sono relativi a parti fatti nel medesimo ospedale…
La domanda sorge spontanea: perché? che cosa fa la differenza?
Sebbene sia prezioso uno staff sanitario che assiste le donne durante gravidanza parto e puerperio empatico e preparato all’accoglienza, sebbene sia vero che l'ambiente, il contesto i condizionamenti incidano pesantemente sul sentire di una donna in un così forte momento di esposizione emotiva e animica, ho potuto verificare che ciò che incide più significativamente sulle modalità, l’esito e la percezione di un parto è strettamente collegato alle dinamiche che la donna mette in atto ogni giorno della sua vita.
Se è vero, come credo, che “la nostra vita sia determinata da ciò che risiede dentro di noi” e che “tutto ciò che ci circonda sia un riflesso preciso di ciò che abbiamo dentro e in quanto riflesso non possiamo modificarlo agendo direttamente su di esso”, allora abbiamo la possibilità di operare davvero un cambiamento senza doverci affidare alla sorte o alla statistica (struttura “giusta”? staff di turno “giusto”? etc)
Credo che una Doula possa fare moltissimo nella preparazione alla maternità (un tipo di preparazione emotiva), può dare protezione, sostegno e guida.
Una Doula può aiutare una donna ad accorgersi di ciò che le accade e accompagnarla senza giudizio nel viaggio attraverso le sue paure più profonde, restituendole la “gioia della responsabilità”.
Quanti equivoci intorno al termine responsabilità, ormai quasi d’ufficio associato “alla colpa”.
Questo è uno dei primi inganni in cui una donna che aspetta un figlio, che desidera con tutto il suo cuore fare solo “il bene” per lui, cade: il senso di colpa sempre latente di fare la “scelta sbagliata”.
“L’obiettivo non dovrebbe essere quello di esigere una determinata esperienza. Piuttosto, assumersi la responsabilità della propria vita può significare accettare il fatto che in ogni momento si fa del proprio meglio in base a ciò che si sa e a cosa si sente. Il risultato è quello che è, e non resta che accettarlo.
“Fintantoche un’esperienza viene vissuta nella non-accetazione, ovvero nel giudizio, nel senso di colpa, nella paura, nel rimpianto o in altre forme di non accettazione , l’essere umano continuerà ad attrarre a sé circostanze e persone che gli faranno rivivere quella medesima esperienza.
Se solo venisse ricordato a ogni individuo che essere responsabili della proprie scelte è una fantastica opportunità, una risorsa: Ragazze! Siamo abili!
Lo so ci viene somministrato ogni giorno della vita in dosi più o meno omeopatiche l’invito alla “dis-connessione” dal nostro sentire (facendoci credere che ciò che sentiamo non corrisponde al vero (il vero?)): come non scegliere alla fine di affidarsi a chi ne sa di più?
“tanto più ci allontaniamo dalla nostra essenza tanto più saremo facili prede dei condizionamenti”.
Ma abbiamo risorse che nemmeno immaginiamo e la vita fa il possibile perché noi possiamo riscoprirle e così, a fronte di questo “de-potenziamento”, ci viene offerta la possibilità di rientrare in contatto con il nostro antico sapere, con quella forza che in fondo tutte noi sappiamo di avere attraverso la maternità.
E proprio qui credo che stia in buona parte il lavoro di una Doula: nel riportare la donna a saper/poter scegliere.
Una Doula può aiutare una donna a comprendere che la paura che sente, la paura del parto, che nella maggior parte dei casi viene attribuita alla paura del “dolore” , sia la paura di entrare in contatto con la parte più profonda e oscura di sé, con le proprie ferite.
Ma più di ogni altra cosa una Doula porta a ogni mamma che incontra amore e rispetto, rispetto dei tempi, dei modi, dei desideri e delle resistenze di ciascuna, perchè non importa se e quando una donna decida di rinascere a nuova vita, di venire alla luce, di risvegliare la propria coscienza, la vita porta a ciascuna ciò di cui ha bisogno per il proprio “progetto di vita”.
Ciò che importa è che, se lo desidera, possa avere accanto a se un’altra donna capace di accoglierla, proteggerla e sostenerla nel cammino, lungo o breve, profondo o superficiale, catartico o sfiorato che vorrà percorrere: la sua Doula.


Commenti